I laboratori qui presentati – MostriAmo, LiberiAmo le paure, LabirintiAmo e CosiAmo le cose – costituiscono un invito rivolto ai piccoli all’espressione e alla condivisione delle loro paure. Interrogandosi sulla varietà di emozioni legate alla paura, i bambini impostano le basi per una rielaborazione personale, definendo nuovi confini e scoprendo risvolti potenzialmente avventurosi nella relazione con l’altro, con l’ignoto, con un ambiente naturale o sociale che potrebbe rivelarsi ostile.
MostriAmo
Il laboratorio MostriAmo, dedicato ai bambini dai 4 ai 6 anni, affronta la paura generata dall’incontro con l’altro, inteso come soggetto capace di evocare imprevedibilità e mistero.
Ciò che è percepito come estraneo rispetto all’esperienza diretta, e quindi sconosciuto, è il «mostro». Ma se il nostro mostro avesse una forma, un nome, magari un luogo preferito della casa e anche bisogni e desideri particolari e problemi propri, ci farebbe ancora così paura conoscerlo e avvicinarlo? Marco è il protagonista della storia letta ai bambini che partecipano al laboratorio: l’incontro con il mostro gli ha insegnato che talvolta lo sforzo per conoscere e capire meglio ciò che ci è alieno può essere ripagato con la scoperta di affinità insospettabili.
Il laboratorio sceglie l’attività manipolativa come medium per facilitare la trasposizione del mostro da entità astratta a personaggio concreto, che il bambino può guardare in faccia, rubandogli anche solo temporaneamente il vantaggio dell’indeterminatezza.
La modellazione richiede al bambino stesso di ricoprire il ruolo di demiurgo del proprio mostro, mettendo inevitabilmente in atto una stretta relazione con esso e concedendogli al contempo di calibrare l’intensità di tale legame, a seconda di quanto ogni bambino è disposto a mettersi in gioco. Da questo punto di vista, la buona riuscita della riflessione confida sull’effetto rassicurante che l’esperienza condivisa con il gruppo può esercitare anche sui bambini meno disinvolti.
I bambini dovranno presentare i loro mostri al gruppo e scegliere di portarli a casa oppure di tenere il simbolo delle loro paure a distanza di sicurezza, nel luogo dove si è svolto il laboratorio: ho avvicinato il mio mostro e non lo temo più; oppure l’ho messo a fuoco ma preferisco saperlo lontano.
LiberiAmo le paure
Il laboratorio di drammatizzazione, indirizzato ai bambini dagli 8 ai 10 anni, indaga il rapporto tra paura e libertà, tra stato di natura e stato di società.
Ai bambini partecipanti è richiesto di misurarsi con un ambiente ostile in cui l’istinto di conservazione e la ragione devono trovare un accordo salvifico oppure soccombere al terrore e alla violenza. Sarà evocata una condizione estrema che vede protagonisti i ragazzi precipitati su un’isola deserta del romanzo Il signore delle mosche di William Golding. Il testo offrirà lo spunto per una riflessione su libertà individuale, regole condivise, paura e sicurezza.
La paura troverà giustificazione in un contesto caratterizzato da pericoli reali e pericoli immaginari.
I bambini saranno stimolati a confrontarsi sul tema delle regole: quanta libertà siamo disposti a cedere per sentirci protetti?
La drammatizzazione aiuta a immedesimarsi più profondamente nell’ambiente evocato e il confronto interno al gruppo deve far emergere divergenze e convergenze rispetto al tema affrontato. Il laboratorio mira a far emergere anche altri temi quali l’espressione democratica del pensiero e la possibilità che la paura renda l’uomo schiavo del compagno più forte o coraggioso, del prepotente, della superstizione o della paura stessa.
LabirintiAmo
La paura intesa come reazione di fronte all’incertezza e all’ignoto viene affrontata in questo laboratorio per bambini dai 5 ai 7 anni. Il laboratorio si inoltra nel terreno della «possibilità» come antidoto alle paure generate dall’«aspettativa di un male»: la sperimentazione diretta di un ambiente imprevedibile e ricco di sorprese, un labirinto creato per offrire mistero e meraviglia, mette i bambini nella condizione di verificare direttamente le proprie reazioni di fronte a situazioni di cui non si ha padronanza.
Nel labirinto i bambini incontrano stimoli visivi e tattili diversificati, non tutti oggettivamente spiacevoli o paurosi: insetti di plastica, tessuti ruvidi o pelosi, fili sospesi che accarezzano il viso, spugne, sassi, caramelle, parrucche, pupazzi, ecc.
Quali aspettative si creano, quante si soddisfano e in che misura tali aspettative condizionano l’esperienza: tutto ciò costituisce il tema che i bambini affrontano dopo la prova pratica, cercando nella propria capacità di esploratori del mondo possibili vie d’uscita dalla paura dell’ignoto.
CosiAmo le cose
Il laboratorio invita i bambini ad attivare una forma di partecipazione emotiva nei confronti degli oggetti e a sviluppare un pensiero creativo e autonomo riguardo alle cose che ogni giorno entrano a far parte del loro quotidiano: oggetti su cui il tempo e le persone hanno stratificato significati, trasformandoli in qualcosa di diverso; oggetti che hanno assorbito valori emozionali, intellettuali e che possono essere anche particolarmente rassicuranti.
Il laboratorio propone di gettare uno sguardo sulla paura da un’angolazione inusuale ma feconda di stimoli filosofici.
La prima fase dell’attività è volta alla familiarizzazione con l’oggetto che accompagnerà ciascun partecipante nel percorso. I bambini possono scegliere, dovendone poi motivare le ragioni al gruppo, un oggetto preciso all’interno di una grande cesta. Questa richiesta induce a una riflessione preventiva, poiché il bambino non può scegliere un oggetto in modo casuale, ma è invece stimolato a ricercare immediatamente una relazione con esso: l’oggetto è altro da me, ma per alcune ragioni mi sento legato a esso in modo particolare. Una volta effettuata la scelta, i bambini dovranno approfondire la relazione con il proprio oggetto e inventarne la storia: come è arrivato questo oggetto fino a noi? A che cosa potrebbe servire? Chi lo ha utilizzato prima di noi? I bambini sono chiamati a inventare nuovi e diversi utilizzi per l’oggetto, che diventa strumento di realizzazione di un mondo di cui i bambini stessi custodiscono e condividono le regole: con lo stupore tipico del clown, i bambini devono ribellarsi all’uso comune e quotidiano degli oggetti. Questa fase renderà evidente la natura multifunzionale delle cose e schiuderà mondi nuovi da esplorare.
Successivamente, ricostruita la storia e indagate alcune potenzialità dei vari oggetti prescelti, i bambini sono invitati a immaginare le paure che, in un mondo fantastico, potrebbero affliggerli e quale soluzione possa venire a ciascuno di essi dagli altri. L’ideazione di un sistema di mutuo soccorso fra gli oggetti, che intervengono per contrastare le paure dei loro simili, anche attraverso la costruzione di semplici congegni, richiede un importante coinvolgimento di tutti i partecipanti al laboratorio nell’ideazione delle strategie e nella ricerca di soluzioni efficaci, rispecchiando nella relazione tra i bambini la stessa dimensione immaginata per gli oggetti.